Il giorno successivo al prelievo ovocitario è buona prassi avvertire la paziente sull’andamento del trattamento, sulla tecnica applicata e sul numero di ovociti inseminati e quindi fertilizzati. Spesso mi è stato chiesto dalle nostre pazienti, come stavano i loro embrioni il giorno successivo al prelievo ovocitario e per cercare di risolvere questa piccola confusione ho pensato che potesse essere utile questa breve precisazione.
Ciò che si osserva il giorno dopo il prelievo ovocitario non è la qualità embrionaria ma la fertilizzazione dell’ ovocita (zigote) a seguito dell’incontro tra l’ovocita e lo spermatozoo. Durante il percorso della fecondazione assistita, l’incontro tra ovocita e spermatozoo avviene in vitro grazie all’applicazione di due tecniche: la FIVET e la ICSI.
I segni dell’avvenuta fecondazione sono evidenti al microscopio ottico dopo 18-20 ore dall’inseminazione degli ovociti. All’interno della cellula fecondata (zigote) si osserva, infatti la presenza di due pronuclei, uno di provenienza femminile e uno maschile. La fusione tra lo spermatozoo e l’ovocita innesca una cascata di eventi che porta alla formazione dell’embrione.
In un laboratorio di fecondazione assistita gli ovociti fertilizzati o fecondati vengono mantenuti in coltura, ossia in un ambiente di crescita adeguato, per un tempo variabile che va da 2 a 5 giorni. Le divisioni cellulari (mitosi) avverranno durante il tempo di coltura e solamente a questo punto l’embriologo sarà in grado di valutare il numero degli embrioni che si sono formati e la loro qualità embrionaria.
Tuttavia può accadere che lo zigote non si divida e non generi un embrione. I fattori che causano il blocco dello sviluppo embrionale durante il processo di fecondazione sono vari ed impediscono che avvenga il trasferimento embrionario in utero.
Tra i fattori fondamentali che un laboratorio di fecondazione assistita deve assolutamente tenere in considerazione ci sono le condizioni di coltura. Negli ultimi anni si è studiato molto per conoscere ciò che avviene in vivo ed applicarlo nei processi in laboratorio. In particolare, è stata ridotta la concentrazione di ossigeno all’interno degli incubatori, passando dal 20 al 5%, ed è stata migliorata la composizione dei mezzi di cultura; queste nuove condizioni favoriscono il regolare sviluppo embrioni e un aumento delle percentuali di gravidanza.
Ciononostante, anche con questi miglioramenti delle condizioni di coltura, dal 10 al 15% degli embrioni ottenuti in fecondazione in vitro presentano uno stato di blocco di divisione embrionaria. Circa il 40% delle coppie che si sottopongono ad un trattamento di fecondazione, mostrano almeno un embrione bloccato per ogni ciclo effettuato. Senza dubbio, uno dei fattori più importanti che causano il blocco embrionale sono le alterazioni cromosomiche embrionali. Gli embrioni cromosomicamente anomali possono indurre, in una fase pre impianto, il blocco della divisione e/o una degenerazione embrionale.
Dott.ssa Laura Gambera
RESPONSABILE LABORATORIO / EMBRIOLOGO